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mercoledì 19 gennaio 2011

Festa don Bosco dai Salesiani di Vigliano


Come ogni anno torna, in concomitanza della festa di don Bosco, la proposta teatrale dei Giovani dell’oratorio salesiano di Vigliano B.se. Il copione che verrà messo in scena quest’anno, è una fortissima favola, dai profondi contenuti pedagogici, ricca di umorismo e di massime sapienziali.

Ci fa rivivere una memorabile serata storica. Il 18 dicembre 1859, 150 anni fa, dopo cena don Bosco chiama 17 giovani del suo oratorio dai 16 ai 22 anni, nel suo studio e a loro propone di farsi salesiani: ha così inizio la Congregazione Salesiana. Un pugno di giovani, parecchi minorenni, sono i cofondatori della Congregazione dei Salesiani. Non era mai successo nella storia della Chiesa.

Temerario don Bosco, ma geniale: a fondamento per il futuro della sua opera ha messo dei giovani. Giovani per i giovani accompagnati dagli adulti. Incredibile, questo Mastro “Boschetto”!

La prima scena si apre in una cava di marmo dove sono posizionati dei blocchi di marmo che chiudono, nel loro gelido involucro, informi sagome di giovani. Nasce un dialogo tra Mastro Boschetto e Lapidex, custode e proprietario malvagio della cava. Lapidex (un nome da obitorio) attende con glaciale voglia di ridurre in polvere gli informi blocchi e costruire anonime statue per il mercato e il giardino degli umani. In un raro e spettacolare balletto sgusciano dai blocchi cimiteriali dei giovani. Le coreografie sono create dalla fantasia inesauribile e sorprendente di alcuni animatori dopo un adattamento rispetto all’originale proposto dai giovani salesiani di Nave. I costumi disegnati e cuciti mettono in evidenza genio e cuore.

Le canzoni, parole e musica composte dai giovani salesiani di Nave, sono a complemento di un recitato pacato e reale, espressivo di intense vibrazioni. Il filo del discorso scorre senza nodi e strappi: alle spalle di Mastro Boschetto c’è “Estro”,“Tante cose sono così, sono un dono, non sai da dove vengono e dove vanno”; è un nobile personaggio ispiratore di nuovo progetto di vita.

Per passare da blocco di marmo a persona nuova occorre un aiuto, un sostegno, una guida e precisa Mastro Boschetto, un’ancora. Un’ancora dice stabilità, ma anche sosta, fissità, immobilismo, stasi, quiete assoluta. Dove piazzare allora, l’ancora per stare al mondo come un capolavoro?

E corre via la trama di sorpresa in sorpresa fino a modellare una coreografia su una proposizione di Mastro Boschetto: ”Fino il mio ultimo respiro sarà per voi miei cari giovani”; la realizzazione visiva “dell’ultimo respiro” è stupendamente simbolica. Il corpo di ballo, costituito da giovani animatori dell’oratorio, si esprime con una coralità di movimenti articolati in sincronica gestualità; non esiste un primo ballerino perché tutti girano in un organismo armonico.

Il finale ti prende proprio. Don Bosco la sera del 18 dicembre 1859 aveva trasformato i suoi marmocchi in educatori dei loro compagni. Mastro Boschetto con alcuni ritocchi farà dei suoi marmi altrettanti scultori.

La favola è particolarmente godibile da giovani, genitori ed educatori, perché, ricorda Mastro Boschetto, “una scultura nasce se qualcuno la ama”.


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